Storie di ordinaria maleducazione

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Inizio dall’antefatto: Gì ha preso l’abitudine di svegliarsi fra le 4 e le 5 del mattino e chiamare Mamma o Papà. Posto che a quell’ora sono nel pieno del sonno, mi basta quell’urlo per entrare in modalità “standby” e continuare a sentire i suoi movimenti. Perciò anche se l’urlo non è seguito da niente altro, mi alzo, controllo che sia ben coperto, e torno a letto.
E non mi addormento più, se non in maniera molto leggera, disturbata da ogni minimo rumore tipo mio marito che si rigira (o anche Gì, nell’altra stanza), i treni che passano, i camion sulla strada, e le moto sull’autostrada (che dista più di 1 km, ma questa è un’altra storia).

Insomma, oggi pomeriggio avevo BISOGNO di dormire. Gì a letto stanco, con speranza di un sonno lungo, mi sono avvolta nella mia coperta preferita, e accomodata sulla mia Poang. E infatti mi sono addormentata subito. Se non che, dopo sì e no mezz’ora (erano le 13.45) UMPZZZZZZZZZZZZZZ, una trapanata dritta dritta al cuore del mio sonno. Pensando a un’occasionale riparazione, ho rimboccato la mia copertina e mi sono riaccomodata, se non che TOMP TOMP TOMP… TOMP… TOMMMP… noooo!!! Il martello noooo!!!

Mi sono trasformata nella versione Hulk di me stessa Altro

Leggetelo

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Il titolo è: Email che fanno male. E’ un post di un blog. Leggetelo.
Parla dello stesso ipermercato in cui gli annunci dicono “I posti per gli handicappati non sono un privilegio, ma una reale necessità”. Ho fatto una lamentela che dice che non sono solo una necessità, ma un diritto: la signorina era carina, ma mi ha preso per scema.
Leggete questo post, e riflettete.
(via Biabie)

Per le auto parcheggiate in seconda fila, o in mezzo al marciapiede

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Fatemi avere:

1. un rigamacchine laser, portatile e a batterie: in modo da poterlo tenere in mano mentre cammino con aria apparentemente distratta tra le macchine e rigare silenziosamente ma con precisione  tutte le portiere che ritengo opportune,

OPPURE

2. una macchina che abbia acqua ad alta pressione, sul modello del cleanvertising, in modo da poter agevolmente imprimere la parola “maleducato” sulla fiancata delle auto senza rovinarle. (Qualcosa di mezzo fra il matto che sgonfia le ruote dei SUV a Milano e le scritte “lavami cretino” di buona memoria, insomma.)

Muovendosi a piedi, stanno diventando una necessità.

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“Lei non si preoccupi e firmi!”

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Quante volte ti è capitato? Stai firmando una cosa qualunque, un contratto per cambiare operatore telefonico poniamo, oppure una liberatoria per qualche altra cosa, e chi sta dall’altra parte del foglio se ne esce con la frase fatidica: non si preoccupi e firmi.
Firmo cosa, intanto? Se chiedi che te lo facciano leggere borbottano e passi pure per quella polemica.
Oppure partono con la fase 2: “Firmi per la privacy” o meglio ancora “Ma poi le lascio una copia”
Mio marito c’era cascato, stava firmando: “Eh, ma è per la privacy!” L’ho fermato giusto in tempo per leggere che col suo svolazzo avrebbe ceduto per sempre i propri dati a non meglio precisate “società terze”.
Ha borbottato anche lui, non so se leso più nel diritto di mercificare liberamente i suoi dati o nell’autorità di capofamiglia…